Lo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco. Venti capannoni per sei chilometri quadrati, tre milioni di metri cubi di cemento. Cinquemila addetti divisi in tre turni; altri tremila nelle aziende dell’indotto. Centosettantamila auto in un anno.
Fino al 2007, anno in cui l’amministratore delegato Marchionne, annuncia una ristrutturazione: corsi di formazione e ammodernamento dei capannoni. Produzione ferma. Alla ripresa del lavoro, trecentosedici operai vengono spostati in un capannone a Nola, dove sarà decentrato il reparto logistica. Di questi, l’ottanta per cento è iscritto al sindacato Slai Cobas, gli altri sono lavoratori con menomazioni fisiche o considerati indisciplinati.
A partire dal settembre 2008 il ricorso alla cassa integrazione diventa sistematico e si estende a tutti i reparti. Dal novembre 2009 prende il via la cassa integrazione straordinaria. Durerà un anno. Nel frattempo la Fiat scioglie l’interrogativo sul futuro dello stabilimento: Pomigliano produrrà la nuova Panda. Ma le condizioni dell’accordo sono molto dure per i lavoratori e la Fiom-Cgil (oltre ai Cobas), a differenza degli altri sindacati, le giudica inaccettabili. Nel giugno 2010 la Fiat chiede ai cinquemila dipendenti di esprimere, con un sì o un no, un parere sull’accordo. L’affluenza dei votanti è altissima, l’esito del referendum è favorevole all’azienda, ma quasi il quaranta per cento dei lavoratori si dichiara contrario alle condizioni dell’accordo. Il destino della più grande fabbrica della Campania resta sospeso.
Il film racconta la vita quotidiana dentro e fuori lo stabilimento Fiat di Pomigliano attraverso la voce di otto operai, tra questi una donna: il senso del lavoro, i ritmi e le cadenze, il ruolo del sindacato, il rapporto con i capi e con i colleghi, il primo giorno di fabbrica, le aspettative e le delusioni, l’orgoglio e i sacrifici, le passioni e i desideri di ognuno. Quello che non appare nelle riprese – l’interno della fabbrica, gli incubi e i sogni dei lavoratori – lo mettono in scena i disegni di Cyop&Kaf, che si alternano alle interviste descrivendo, a modo loro, la giornata tipo di un operaio come tutti gli altri.
